La manifestazione clinica del Covid-19 è molto variegata: la malattia può assumere forme totalmente asintomatiche, emulare un lieve raffreddore o produrre polmoniti severe che richiedono il ricovero in terapia intensiva.
Questa variabilità a livello del singolo paziente non è però frutto di una roulette russa. C’è una ragione se alcune persone rischiano più di altre, e solo grazie alla ricerca possiamo riuscire a comprenderla, proteggere i soggetti più a rischio e sviluppare approcci terapeutici mirati.
Oggi siamo un passo più vicini a questo risultato, grazie al lavoro del consorzio internazionale “Covid Human Genetic Effort” (CovidHGE), che coinvolge oltre 150 istituti di ricerca e ospedali di tutto il mondo, tra cui l’IRCCS Ospedale San Raffaele, insieme ad altri centri italiani.
Due studi condotti all’interno del consorzio e pubblicati in coppia sulla prestigiosa Science Immunology dimostrano infatti che all’origine di gran parte delle forme gravi di Covid-19 ci sono predisposizioni di tipo genetico o autoimmune, in grado di spiegare circa 1 decesso ogni 5.
Gli studi, condotti sotto il coordinamento generale di Jean Laurent Casanova, della Rockefeller University di New York, e di Luigi Notarangelo e Helen Su, entrambi del National Institute of Allergy and Infectious Diseases di Bethesda, sono il proseguimento di due lavori apparsi su Science a settembre 2020.
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