L’innovativo progetto di ricerca “Remedy” (Stabilized Reversed Micelles for Brain Delivery of Hydrophilic Drugs) punta a combinare nanomedicina e biotecnologie per affrontare le sfide terapeutiche legate al sistema nervoso centrale: obiettivo dei ricercatori è sviluppare delle “navette” innovative per il trasporto di farmaci al cervello, chiamate micelle inverse stabilizzate, capaci di superare le barriere biologiche del corpo umano in modo sicuro ed efficace.
Il progetto, avviato lo scorso giugno e finanziato dal MUR (Ministero dell’Università e della Ricerca) con oltre 1,2 milioni di euro nell’ambito del Bando FISA2022, coinvolge tre istituti del Cnr ed è coordinato da Marco Cecchini dell’Istituto nanoscienze (Cnr-Nano) e riunisce anche le competenze dell’Istituto di neuroscienze (Cnr-In) e dell’Istituto di fisiologia clinica (Cnr-Ifc).
“Le micelle inverse stabilizzate sono strutture che proteggono i farmaci, garantendone un rilascio graduale e mirato verso le aree del corpo in cui sono più necessari, come il cervello”, spiega Cecchini. “Si tratta di una tecnologia innovativa che unisce la proprietà di deformabilità delle micelle normali con la stabilità strutturale delle nanoparticelle dense. Tale combinazione consente alle micelle di attraversare barriere biologiche – come la barriera ematoencefalica, che spesso impedisce alle terapie di raggiungere la zona cerebrale – e di rilasciare farmaci in modo controllato e sicuro, migliorando l’efficacia terapeutica in ambienti complessi come il flusso sanguigno”.
“Test preliminari condotti con Mariacristina Gagliardi e Ambra del Grosso di Cnr-Nano e un partner farmaceutico, hanno dato risultati promettenti e ci hanno portato a brevettare il sistema di micelle inverse stabilizzate che è alla base di “Remedy”, e che ha già attirato l’interesse di partner industriali e clinici”.
L’impatto potenziale è significativo, poiché un sistema di rilascio controllato e preciso può migliorare notevolmente i trattamenti per malattie attualmente difficili da curare. “Le micelle possono trasportare nutrienti, proteine o enzimi terapeutici, per la cura sia di patologie più lievi, come carenze nutrizionali, sia di malattie gravi come le malattie metaboliche e neurodegenerative. Tra queste, la malattia di Krabbe che è già stata oggetto di test promettenti in modelli preclinici: i risultati mostrano che somministrando l’enzima mancante attraverso le micelle si ripristina l’attività enzimatica nelle cellule nervose”, conclude il coordinatore del progetto.
Il gruppo di ricerca del progetto è composto da Marco Cecchini e Ilaria Tonazzini di Cnr-Nano, Laura Baroncelli di Cnr-In, e Luca Menichetti di Cnr-Ifc.
Fonte news e foto: CNR
Nella foto, tratta dal sito del CNR: rappresentazione di una micella inversa: formata da molecole le cui teste idrofile si raggruppano al centro mentre le code idrofobe stanno all’esterno.
Vedi anche: Progetto “Remedy”